| Riecco Bettega-Juve "Saremo subito grandi"
L'ex attaccante bianconero, già vicepresidente nell'era di Moggi e Giraudo, rientra in società con il ruolo di vicedirettore generale. Sarà il numero due di Blanc
TORINO - Roberto Bettega atto quarto. Il primo acquisto juventino di gennaio è l'ex attaccante anni Settanta e Ottanta, già vicepresidente nell'epoca moggiana, già consulente di mercato nel 2007, non toccato dallo tsunami Calciopoli.
VICE DI BLANC - Rientra dalla porta principale, Bobby gol: sarà il vicedirettore generale bianconero. L'ex numero undici diventa così il numero due, il vice di Jean-Claude Blanc. Da lunedì 28 sarà con la squadra, il 30 a Jeddah, in Arabia Saudita, il suo primo impegno ufficiale. Il manager francese conserva le sue tre cariche (presidente, ad e dg), però leggermente limitato. Bettega farà da raccordo tra lo spogliatoio di Vinovo e gli uffici della sede di corso Ferraris. Sarà l'uomo di sport che, dopo le fughe dal Cda di Tardelli e Montali, tanto mancava alla Vecchia Signora. L'ex Penna Bianca avrà compiti operativi importanti, darà un supporto tecnico a Ferrara: autorità ed esperienza al servizio della "divisione sportiva", come dice Blanc. Roberto e Ciro dovranno subito rimboccarsi le maniche: insieme cercheranno di trovare una soluzione al caso Felipe Melo, da quattro mesi al centro di un equivoco tattico. "Non sono un regista, io sono un mediano", l'outing del brasiliano. Lo avevano capito dovunque, tranne che alla Juve. Melo adesso vorrebbe cambiare aria. L'Arsenal segue con interesse la vicenda. Anche il ct della Seleçao Dunga. Recuperarlo o cederlo, a costo di generare una minusvalenza.
LE PRIME PAROLE - "Lavorero' per la mia Juve": sono le prime parole del neo vice direttore generale Roberto Bettega. "Ho raccolto con entusiasmo la proposta di Blanc - ha aggiunto - e comincerò subito a lavorare per la mia Juve. Ritrovo una società che conosco bene, Jean Claude Blanc e colleghi con i quali ho condiviso esperienze importanti, persone che in questi anni sono cresciute e con le quali sono felice di collaborare. La fiducia nel lavoro fatto dalla società e nelle persone che la guidano - ha concluso - mi dà la certezza che, con il contributo di tutti e con il sostegno dei tifosi, sapremo essere competitivi ai massimi livelli".
SECCO RIDIMENSIONATO - Ma Bettega darà indicazioni importanti anche sul futuro di Ferrara. Sarà lui a dire se e quando cambiare la guida tecnica. Decisive, in questo senso, le prossime due partite contro Parma e Milan. Ne va del campionato della Juve, ne va della carriera del tecnico napoletano. Il rientro nei ranghi bianconeri di Bettega limita il raggio di azione del ds Alessio Secco che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere al suo ultimo anno in bianconero. Insieme, fin da subito, i due imposteranno il mercato juventino di gennaio. Bettega sarà l'esperto del calcio estero e dovrà tamponare l'emorragia di flop stranieri: Andrade, Tiago, Almiron, Knezevic, Mellberg, Poulsen e Melo. D'altronde il curriculum di Bettega sulla Piazza Affari del calcio estero è eccellente: fu lui a scoprire Zidane, nei giorni peraltro in cui Platini lo consigliava all'Avvocato.
PACE TRA GLI AGNELLI - Ma il ritorno di Bettega nei quadri dirigenziali bianconeri potrebbe dare il la alla Restaurazione juventina. Non è un caso, infatti, se l'umbertiano Bobby-gol approda alla Juve nei giorni in cui Andrea Agnelli, nipote appunto di Umberto, si riaffaccia nel mondo bianconero. Tra Andrea e John Elkann è scoppiata la pace: cugini vicini, per il bene della Signora. Ma si parla anche di un possibile avvicendamento, all'interno della famiglia Agnelli, tra "giovanniani" e "umbertiani". E non sarebbe certo la prima volta nell'ultracentenaria storia bianconera.
SETTE SCUDETTI DA GIOCATORE - Cinquantanove anni domenica prossima, Roberto Bettega, nasce a Torino da una famiglia di emigrati veneti (papà operaio Fiat). Mandato dalla Juve a Varese per farsi le ossa, trova il preparatore atletico Ettore Messina che lo addestra a saltare come i suoi prediletti cestisti. Grande sfortuna: tubercolosi poco dopo gli strepitosi esordi juventini. Curato per un anno, si dice che la sua infermiera divenne poi sua moglie. Degenza a Fenestrelle, sotto il Sestriere, sanatorio Fiat. Umbertiano schierato, nella guerra mai dichiarata fra i due fratelli, e cominciata con l'arrivo di Sivori (1957). Il Cabezon cocco di Umberto e nemico in campo di Boniperti, cocco di Gianni. Vinta la tubercolosi, Bettega patisce un grave infortunio: i legamenti del ginocchio saltano in uno scontro col portiere belga Muneron e salta anche il Mundial del 1982, dopo che lui era stato il migliore azzurro nel 1978. Nel palmarés: sette scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Uefa, un titolo di capocannoniere in serie B (col Vicenza, nel 1969-70) e in serie A (con la Juve nel 1979-80). Dopo una stagione nei Toronto Blizzard, e la fine del calcio giocato, si parla di Bettega alla Juve per le pubbliche relazioni. Ma il presidente Boniperti non lo ama troppo. Bobby gol intanto fa l'industriale: problemi con una sua ditta d'imballaggi, acquisto successivo del McDonald nella centralissima piazza Castello. Sempre vicino alla Juve, comunque. Commentatore Fininvest (ora Mediaset), da ospite lascia in telediretta una trasmissione in cui si tratta male la sua Juve. Per andare e venire fra Torino e gli studi di Milano, patisce un terribile incidente d'auto presso Novara: gravissimo trauma cranico. Un uomo sfortunato, davvero, e grandemente reattivo: dopo ogni caduta della vita ha saputo rialzarsi eccome. Nella Triade, spinto da Giraudo, uomo di Umberto, Bettega è il tramite fra questa superdirigenza e il club. Choccato forse dalle intercettazioni quando sente che Moggi e Giraudo parlano di suo figlio calciatore ("dobbiamo far giocare que llo lì"). Piange allo stadio il 7 maggio 2006 (Juve-Palermo 2-1), dopo la scoperta dei misfatti: lacrime per il figlio Alessandro, per la Triade colpita, per la sua Juve sommersa? Dunque, ecco Bettega: calciatore, vicepresidente, uomo mercato e adesso? Vicedirettore generale vuol dire molto, ma può voler dire poco.
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