| Juve travolta, ma almeno è finita
Passeggiata del Milan (3 a 0) e Leonardo alla fine si commuove MARCO ANSALDO MILANO Fino in fondo. Neppure all’ultima occasione la Juve ha trovato un barlume di decoro, battuta dalla rete di Antonini e dalla doppietta di Ronaldinho che vorrebbe trovarne tanti di avversari così per allungarsi la carriera. Una vittoria dei bianconeri non avrebbe cambiato di un’unghia i giudizi sulla stagione ma avrebbe dimostrato che c’è gente con l’intelligenza e l’umiltà per capire che l’aria è cambiata. Il 3-0 di San Siro, match anticipato per la tv con la scusa di favorire l’ordine pubblico a Milano nel caso l’Inter vincesse lo scudetto, ha confermato invece che la ramazzata dovrà essere impietosa. Altro che ripetere che non servono le rivoluzioni: con tanti giocatori (illustri e no) a fine corsa, non diciamo Del Neri ma neppure il mago Merlino saprebbe ottenere un risultato apprezzabile. Si dovrà tagliare il più possibile cercando di non sbagliare troppo. Questo è il filo cui sono appese le speranze della gente bianconera, paradossalmente più abbondanti di quante ne abbiano i milanisti che, nonostante il bel congedo, fiutano stagioni di sangue, sudore e lacrime, con pochi denari da investire e una proprietà sfuggente.
Galliani l’ha definito un «Trofeo Berlusconi di primavera» e per una volta si può essere d’accordo con lui: la partita che per tre lustri ha profumato di scudetto ormai valeva quanto un’amichevole di addii e rimpianti, lacrime e rabbia mal riposta. E pensare che Mourinho, all’inizio del campionato, aveva scatenato un putiferio ipotizzando che l’aver piazzato un match del genere all’ultima giornata potesse favorire una «pastetta» ai danni dell’Inter e a favore di chi delle due fosse in corsa per il titolo: speriamo per i nerazzurri che il loro tecnico azzecchi la strategia della finale di Madrid più di quanto non abbia fatto con quella previsione. E’ stata l’ora della resa dei conti. Quelli milanisti dovrà farli Berlusconi contestato dalla curva: uno striscione invitava a «meno chiacchiere e più liquidità», un altro, gigantesco, lo bollava come un «presidente bocciato, assente ingiustificato» e non crediamo che ci si riferisse alla sua mancata presenza per questo match inutile. Il popolo rossonero si sente scaricato da chi ha messo il calcio in fondo agli interessi: le contestazioni prendono le strade più diverse, ad esempio la manifestazione di affetto totale per Leonardo che lascia il mondo milanista per una serie di ragioni che ha spiegato e qualcuna che non ha detto, tra cui i giudizi che gli piovevano addosso ad ogni cena a Palazzo Grazioli.
Leonardo si è commosso per le invocazioni e gli applausi. Antonini dopo il gol dell’1-0 è corso a sollevarlo di peso quasi per un ringraziamento postumo. Il brasiliano neofita della panchina è arrivato terzo con una squadra costruita male e con nomi del passato più che energie del presente, ha cercato di dare un gioco spettacolare e nel solco della tradizione rossonera: ci è riuscito a sprazzi, altre volte ha suggerito ironie. Lascia però un buon ricordo come non si può dire di Zaccheroni, del cui addio alla Juve non è fregato niente a nessuno. Per lui manco un coretto, un drappo, un fazzoletto. Povero Zac, meteora nel fallimento globale della peggiore Juve dalla stagione 1961-62: a San Siro i bianconeri hanno infatti raggiunto le 15 sconfitte e i 56 gol subiti, due record eguagliati, un bilancio inaudito.
L’addio è stato all’altezza del resto. Dopo una rete che Iaquinta si è divorato al 5’ sparendo poi nel pantano milanista, la difesa si è sbilanciata per un errore a centrocampo di Candreva (sostituto di Diego malconcio mentre Felipe Melo si è conservato per la Nazionale): Antonini ha infilato il varco ed è arrivato a tu per tu con Buffon, battendolo anche per il tocco di Cannavaro nel disperato tentativo di contrastarlo. Da lì è stata una discesa per il Milan, l’abituale sofferenza per la Juve senza capo nè coda. Ronaldinho la puniva con due azioni semplici, marcato male: approfittava dello stordimento di Grosso che non rinviava rapidamente per segnare il 2-0, piazzava la palla con Poulsen fermo davanti a lui per il terzo gol. Lippi avrà rivisto in tv la difesa che porterà in Sudafrica: ha dormito tranquillo?
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