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Juve, riecco la difesa a 3
È l'ultima trincea di Zac
JACOPO D’ORSI
TORINO
Che la Juve di quest’anno sia senza difesa non è soltanto un modo di dire, dettato dal pessimo rendimento complessivo e dal fallimento di quasi tutti gli obiettivi, dal campionato alla Champions all’Europa League. È un dato di fatto. Basta dare un’occhiata alle seguenti statistiche, impietose: 1) i gol subiti nella stagione sono già 62 (44 partite), terza peggior prestazione di sempre; 2) le partite consecutive in campionato con gol al passivo sono diventate 19, cioè un girone intero, per un totale di 34 reti, primato assoluto nella storia del club; 3) Zaccheroni, dopo 15 panchine e 25 reti incassate tra serie A ed Europa League, in media è già il secondo allenatore bianconero più bucato di tutti i tempi.
Forse anche per questo il tecnico, dopo l’ennesima batosta di sabato scorso a Udine, costata la sonora strigliata da parte del presidente Blanc e la minaccia di sospensione degli stipendi fino a che i risultati non torneranno all’altezza, ha messo la tenuta difensiva in cima alle priorità. E ieri, in amichevole contro i dilettanti del Settimo (serie D), ha rispolverato la difesa a tre, provando il rientrante Chiellini (recuperato dopo i guai al flessore della gamba sinistra) insieme con Legrottaglie e Cannavaro. A proteggerli, nel 3-4-1-2 del secondo tempo (con Candreva trequartista dietro Amauri e Iaquinta, Marchisio e Melo mediani), sulle fasce c’erano Zebina e De Ceglie, due terzini più che due ali. Un chiaro messaggio recapitato alla squadra: primo non prenderle.
Il ritorno al modulo storicamente preferito da Zac, utilizzato da quando è a Torino soltanto nei match contro Livorno e Genoa, il secondo e il terzo della sua avventura, è un forte indizio in vista del Cagliari, squadra spregiudicata e senza peli sulla lingua (50 reti segnate e altrettante incassate). «Subiamo troppi gol – spiegava l’allenatore prima del silenzio stampa – non per colpa di un solo reparto, ma per la totale mancanza di equilibrio della squadra». Così, dopo aver cercato invano la soluzione attraverso diversi «vestiti» tattici, come ama lui definire i moduli, dal 4-3-1-2 di base, al 4-3-2-1 con il doppio trequartista, fino all’ultimo 4-4-2, domenica il traghettatore bianconero potrebbe decidere di tornare alle origini. «La tenuta difensiva è un problema di squadra più che un difetto dei singoli - aveva spiegato Legrottaglie prima di Udine – tanto è vero che siamo gli stessi che giocano in Nazionale, ma in azzurro arriviamo da tre partite senza reti al passivo». «Siamo stufi di subire sempre gol», diceva invece Chiellini già più di un mese fa, riportando pure la frustrazione dei compagni di reparto. Poi si è bloccato il 6 marzo a Firenze. Da allora ha giocato solo a Napoli, il 25 marzo, segnando il gol dell’illusione senza riuscire ad evitare la sconfitta. Ora, dopo il nuovo affaticamento rimediato al San Paolo, è completamente guarito e il suo recupero è una gran bella notizia per la Juve in vista delle ultime sei partite decisive per la qualificazione ai preliminari di Champions.
Pronto, almeno per la panchina, è anche Buffon, che ieri ha riassaggiato il campo nel secondo tempo, superando anche l’ultimo test. Il portiere della Nazionale s’era infortunato all’adduttore della gamba destra il 23 febbraio, due giorni dopo il 2-1 di Bologna che per l’ultima volta aveva sistemato la Juve al quarto posto. Senza di lui sono arrivati 7 punti in 7 partite di campionato e la cacciata dall’Europa League, per un totale di 19 gol incassati in 10 match. Per quel che vale, l’amichevole è finita 5-0 con reti di Trezeguet (2), Giovinco, Camoranesi e, nella ripresa, Iaquinta. Nel primo tempo Zaccheroni aveva schierato un 4-4-2 con Poulsen (vicino al recupero) centrale difensivo e Giovinco largo a sinistra dietro Del Piero e Trezeguet.
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